Ha tenuto una lezione nella Galleria Principe di Napoli per protestare contro l’obbligo di green pass imposto agli studenti universitari, ai docenti ed al personale universitario in generale che, senza il certificato verde, non possono frequentare gli spazi degli atenei.
Protagonista della iniziativa, che ha coinvolto una ventina di ragazze e ragazzi ed alla quale ha assistito anche una professoressa della Federico II, la quale insegna Letteratura latina umanistica e si chiama Antonietta Iacono; il professore, invece, Guido Cappelli, docente di Letteratura italiana all’università l’Orientale.Circa un mese fa, insieme a Iacono e Giuseppe Germano — quest’ultimo in forza alla Federico II — il professore Cappelli promosse un appello contro il green pass che ha riscosso un discreto successo ed ha raccolto un centinaio di firme. Ieri è tornato alla carica con il corso universitario all’aperto, a beneficio di chi non ha il certificato verde e per sensibilizzare contro un provvedimento che reputa discriminatorio, pericoloso sul versante dei diritti ed inutile ai fini della prevenzione del contagio.
«Non mi si appelli negazionista — esordisce — anche perché per noi storici quel termine ha un significato preciso che nulla ha a che fare con la pandemia. Neppure no vax, perché il tema non è il vaccino in sé, ma la possibilità di scegliere che è negata dal green pass». Ieri, sullo sfondo dello striscione “Lezione libera ed aperta a tutti, no green pass”, ha citato Omero e lo storico Braudel, ha ripercorso rapidamente le origini della letteratura italiana ed ha promesso che ci saranno altre lezioni all’aperto: «Vorrei ripeterle una volta ogni settimana affinché i miei studenti costretti a disertare l’ateneo possano avere una sorta di ripasso dal vivo».
Cappelli, che per entrare in aula si sottopone ogni sette giorni ad un tampone, sostiene che su un centinaio di allievi del suo corso, circa la metà non stia frequentando in presenza a causa dell’obbligo del certificato verde. Ieri, peraltro, tra le ragazze ed i ragazzi che lo ascoltavano sotto la Galleria Principe di Napoli c’erano soprattutto giovani che non seguono quest’anno Letteratura italiana. Anna Alfano, che ha 25 anni, è iscritta a Lingue e letterature europee ed americane ed ha già superato l’esame con Cappelli, racconta: «Sto seguendo a distanza i corsi. Ho ricevuto la prima dose del vaccino, ma non mi piego ad un provvedimento che nega la libertà di scelta e discrimina». E confessa: «Speravo che nel mondo universitario italiano ci sarebbe stata maggiore capacità di critica sul green pass rispetto a quanto è accaduto finora». Veronica Di Leo, un’ altra studentessa che ieri ha assistito alla lezione di Cappelli va avanti a furia di tamponi che le costano ciascuno 15 euro per sostenere gli esami. Per le lezioni, è relegata in Dad. «Non ho intenzione di vaccinarmi — ribadisce — e non posso accedere in ateneo neanche per un quarto d’ora per ritirare un libro in biblioteca. Pago le tasse, ma sono di fatto una studentessa di serie B».
Considerazioni non dissimili sono quelle di Jasmine Tailakh, nata a Napoli da madre partenopea e papà palestinese. Sta per laurearsi e dunque il suo problema non è quello di seguire i corsi, ma di frequentare la biblioteca dell’Orientale. «Quindici euro a tampone — dice — sono un costo non indifferente. Avevamo chiesto come Movimento degli studenti contro il green pass che almeno l’ateneo stipulasse una convenzione che ci permettesse di fruire di questa analisi senza pagare, ma il rettore ha ritenuto che la richiesta fosse irragionevole». Domani gli studenti universitari contro il certificato verde hanno in programma una iniziativa nei pressi del rettorato della Federico II.
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